domenica 22 gennaio 2012

Una sconclusionata accozzaglia di frasi semisconnesse in una Bella notte di non foliada

Nonostante il disperato appello del post precedente (di ormai più di quattro mesi fa. Cito "Commentate numerosi ditemi che pensate e iscrivetevi al blog"), di seguitori non se ne sono visti e questa è stata una delle cause che mi hanno portato all'abbandono ultra-prolungato di questo scatolone di pensieri.
La chiacchierata con l'amico Marco durante la nostra visita alla non-altrettantanto-sconvolgente-quanto-Compostela Madrid, mi ha fatto ripensare all'idea. La pigrizia è, però, come sempre tanta. Troppa. Per cui ho continuato a rimandare.
Oggi, erano le 20:30 e di ritorno da un foliada (festa con musica, ballo e canto tradizionale) si chiacchierava di blog con Eduard (il mio coinquilino catalano). La foliada andava avanti e durerà attraverso vari bar, fino a domani mattina, per cui per ora riposiamo. La foliada è "in onore" della morte di Manuel Fraga Iribarne, già ministro durante la dittatura di Franco e presidente della Giunta della Galizia tra il 1990 e il 2005 di cui tutti sembrano aver scordato le malefatte.
Comunque, dicevo che Eduard è attivissimo in tema di comunicazione e sta pubblicando 4 post sul processo di traduzione di Pa Negre dal catalano al galego Pan Negro. Lui diceva di non riuscire a pensare ad altro che ai prossimi tre post del suo blog e il mio pensiero è quindi tornato a questo blog. Parlavo con lui del fatto che un altro dei motivi che mi ha portato ad abbandonarlo finora è che scegliendo di scrivere in italiano, necessariamente taglio fuori le tante persone che parlano galego e che sono ora parte della mia vita. O anche quei pochi con cui comunico in inglese o in spagnolo.
Però la vita è fatta di scelte, per cui per questo post continuiamo così e poi si vedrà se ci saranno cambi di lingua in futuro oppure no.

La vita che faccio mi piace. Almeno in teoria. Sì perché riesco a fare tanti piccoli lavori e a vivere di poco, ma alla grande, per cui di tempo a disposizione ne ho in (sovr)abbondanza. Però non lo sfrutto per fare quello che mi piace e nella maggior parte dei casi lo perdo.
Comunque, come già scritto nel post precedente, ho iniziato a collaborare con l'Assemblea di San Pedro, di cui curo il blog e la pagina di facebook. Con queste persone condivido quelle che sono ora le mie idee più radicate: la necessità di un approccio alla vita più vicino alla natura; l'idea di vivere con meno e in maniera più felice. In più, attraverso questo gruppo ho stretto un'ottima amicizia con Gino (pugliese di Mola di Bari) e Gabriela (galega di Vigo) e attraverso Gino ho conosciuto l'orto comunitario dove vado a lavorare quando il tempo lo permette. Gino però non ci lavora.
Lì all'orto di San Pedro ho conosciuto un altro gruppo di persone e proprio ieri sono andato per la prima volta al loro "quartier generale" di cui tanto avevo sentito parlare (anche da Gino): A Casa do Vento, centro sociale occupato a 20 minuti a piedi da casa mia attraversando la città, ma praticamente in aperta campagna!
È stata una bellissima esperienza visto che c'era un match di improvvisazione teatrale con tre gruppi di tre persone che improvvisavano varie situazioni e usando differenti tecniche e registri.
Anche se conoscevo diverse persone dall'orto di San Pedro (Irati, Flavia, Paulo, Sonia, Paula, Roque - questi ultimi quattro partecipavano attivamente nel match) mi sono sentito abbastanza pesce fuor d'acqua visto che lì erano tutti hippy certificati 100% e io non proprio. In più ho abbastanza difficoltà a relazionarmi con le persone, specialmente quando non è in italiano. Però vabbè, voglio tornarci perché l'ambiente mi piace.

Che poi non è che i vari gruppi che frequento siano a tenuta stagna. I "folkies" (suonatori/ballerini/cantanti/amanti di musica tradizionale che conoscevo già da quando sono venuto la prima volta, ma che si sono ampliati di molto) e gli "amici di Eduard" coincidono in molti elementi. Sandra (la mia ex prof di galego) e Lucia sono folkies, ma partecipano anche all'assemblea di San Pedro, Begoña partecipa all'Assemblea e anche all'orto, Gino partecipa all'Assemblea e alla Casa do Vento, dove insegna a riparare biciclette. Compostela è "unha puta aldea" (na cazzo di frazione) in cui tutti in qualche modo si conoscono almeno di vista e a volte è quasi difficile andare da qualche parte senza incontrare qualcuno di conosciuto. E questo mi piace molto. La sensazione di essere sempre "al sicuro", pur avendo la possibilità di fare tante cose diverse.

Adesso è quasi mezzanotte. Provo a mandare un messaggio in chat a Eduard per vedere se vuole uscire.
Il risultato dello scambio di messaggi è stato che tutti e due sentiamo più l'obbligo a uscire che la voglia, per cui per il momento restiamo qua e poi, citando Eduard, "se máis tarde cambia a cousa, pois xa se verá, que aínda queda [ancora resta] moita noite... :D"

Comunque, un altra cosa che mi sta succedendo in questo periodo è che sono nel mezzo di una tre giorni dedicata alla Permacultura da me organizzata insieme alla Gentalha do Pichel (uno dei posti dove lavoro dando lezioni di italiano) e all'Assemblea di San Pedro. Per prima cosa c'è stata la conferenza di due giorni fa (visto che adesso sono le 0:01). Martedì prossimo (24 gennaio) proiettiamo "Una fattoria per il futuro". Non con sottotitoli in italiano, chiaro, ma purtroppo in spagnolo che non esistono né in galego, né in galego internazionale. Così chiama il portoghese Xose, della commissione di (in)formazione dell'Assemblea di San Pedro con cui co-organizziamo questi eventi. Se qualcuno di voi ancora non lo ha visto, lo faccia perché vale la pena. Soprattutto a partire dalla parte 3 di 6. E poi ci sarà una visità di esplorazione/progettazione/applicazione all'orto di San Pedro.
Purtroppo, infatti, sebbene sia bellissimo lavorare lì, le cose sono fatte molto a caso, senza quella fase di osservazione e progettazione che sta alla base della Permacultura. Ma la terra lì è tanta e la voglia di veder crescere le cose è per tutti gli altri (che comunque erano lì prima di me) più forte della pazienza.

Ho finito adesso "Io lo so fare" (grazie ancora del regalo Sara Sariña!) e ho ascoltato per quattro volte consecutive Bella notte di Ludovico Einaudi. Mai successo prima di ascoltare una canzone per più di due volte. Bella notte è stata condivisa su Fb insieme alla frase di Borges "La notte ci piace perché, come il ricordo, sopprime i particolari oziosi" da Green Mind, uno delle tante pagine che seguo e adesso mi avvio alla conclusione di questa sconclusionata accozzaglia di frasi semisconnesse.
È giusto l'una, "Bella notte" sta finendo per la quinta volta e mi sa che la rimetto (già fatto), ho un po' di fame che stasera ho "mangiato" solo tè con biscotti e marmelo e marmellata di kiwi, ma così da spizzicare non c'è molto. Forse mi mangio un paio di kiwi, o una mela. Però mi sa che così di sera non è proprio il massimo. Magari qualche bruschetta.

Ho riletto il tutto. Come si evince non sono proprio organizzato. Ho rimesso Bella notte per la settima volta (riuscirò mai a fermarmi?) e adesso smetto davvero. Con due propositi per i prossimi giorni.
1. Praticare con la chitarra prestatami da Gon (uno dei folkies)
2. Andare dal falegname qua vicino a vedere se gli posso dare una mano che mi piacerebbe un sacco imparare un po'.

Ma soprattutto, a voi che cazzo vi frega?

Bicos e apertas!