'Vedi Napoli e poi muori' dicono. Io l'avevo sempre snobbata, sempre pensato che questa frase fosse un'esagerazione. Sempre preferito Roma, anche e soprattutto per la maggiore vicinanza e miglior connessione ferroviaria. Questo ha voluto dire che Napoli proprio non la conoscevo, avendola visitata un pomeriggio del 1997 dopo una mattinata a Pompei; era il giorno della morte di Lady D. L'unica altra “visita” è stata in macchina nel 2006 per andare al porto a prendere un traghetto verso la Tunisia. Punto. È la seconda grande città più vicina a Ceccano eppure non ricordavo praticamente niente. Poi ti capita la fortuna di conoscere due splendide ragazze durante un corso, che queste ti riaccompagnino a casa sulla via del ritorno verso Napoli e ti offrano di ospitarti per una piccola visita alla loro città. E finalmente cominci a conoscere un po' Napoli.
Mi
viene subito in mente Barcellona, forse perché anche quello è un
porto sul Mediterraneo o forse perché è lì che ho vissuto
nell'ultimo periodo. Barcellona è una città ricca di cultura e di
culture, di persone che vengono da ogni parte del mondo; una città
con due culture e due lingue dominanti —la catalana e la spagnola—
alle quali si aggiungono le culture di tutte le persone che ci
vivono, indipendentemente da dove esse provengano. Barcellona è al
centro del Mediterraneo, di un Mediterraneo fatto di lingue diverse e
di persone che continuano a mischiarsi per creare una cultura sempre
più ricca e moderna.
Napoli
è il Mediterraneo.
È
una città multiculturale perché piena di napoletanx, abitanti
di questa città al centro
del Mare
Nostrum da
sempre, quando
di barcellonesi a Barcellona se ne trovano pochx. E le
napoletane e i napoletani
hanno una cultura così ricca e potente perché hanno avuto
dominatori di ogni tipo, ma loro sono sempre restate le
stesse persone
con la loro maniera di fare le cose che può essere giusta o
sbagliata, ma che è la loro. Con un'adattabilità esemplare, fuori
dal comune, assolutamente da invidiare. O
forse con una capacità di far adattare le altre persone a Napoli.
Una città dove la cultura e
la lingua napoletana sono state e sono capaci di inglobare tutto
quello che viene e non per un'imposizione più o meno velata —come
accade invece per il Melting Pot statunitense— quanto per un
naturale processo di osmosi. A Barcellona si
parla spagnolo, ma si parla anche —e soprattutto— catalano.
Ma poi ho
ascoltato
l'inglese e l'italiano e il galiziano e il portoghese e il francese.
E si ascoltano lingue alle quali non si sa dare un nome. A Napoli ci
sono stato troppo poco e sicuramente succederà anche lì, ma a
Napoli si parla napoletano. Spesso un italiano con un accento, una
prosodia e alcuni termini napoletani
—come
ormai succede per tutte le
lingue e i dialetti d'Italia—
ma napoletano. Perché la cultura dà
forma alla lingua e viene creata da questa.
Barcellona
è una somma, Napoli è
una fusione.
Napoli
è una città capace di sorprenderti in ogni momento, per tutte le
ragioni possibili e per molte che neanche ti aspettavi.
Visitarla
con qualcuno che la conosce aiuta molto, chiaro, e dopo essere
arrivato alla stazione di Napoli Centrale ho preso la metropolitana e
raggiunto S. L. Con lei siamo
andate a casa di I. F. dove
ho lasciato il mio zaino perché
la notte ho dormito lì e dopo una lunga chiacchierata in terrazza
con una splendida vista sulla città ce
ne siamo andate in giro. Anche loro sono rimaste sorprese
dall'incredibile numero di persone che c'erano per essere un giovedì
sera di tarda estate, ma a me l'incredibile vitalità di questo posto
ha davvero sconvolto!
Pizza da Sorbillo |
Dopo
una pizza in una delle pizzerie più rinomate —e affollate— di Napoli (e una
margherita a 3€) e una bellissima serata fatta di tanti incontri,
di chiacchiere, di musica vecchiotta, di camminate e soprattutto di
risate, ce ne siamo andate verso casa di I. F., poi a un certo punto
mi hanno lasciato per andarsene verso casa sua S. L. e verso la casa
del suo compagno I. F.
La
mattina dopo ho seguito i consigli di S. L. e ho percorso tutta via
Toledo fino ad arrivare al lungomare. Mi sono fermato in un bar per
un caffè e una sfogliatella e qua e là per un occhiata ai monumenti
(la galleria Umberto I, il Maschio Angioino, varie piazze, etc.)
Piazza Plebiscito |
Castel dell'Ovo |
I
quartieri spagnoli sono davvero La vera Napoli. Sono come Napoli³.
Ogni angolo, ogni persona, ogni suono è una nuova sorpresa.
Vicoletti incantevoli, ma non incantevoli-per-turisti, bei graffiti
un po' ovunque a fare da contraltare alle svariate edicole votive, piazzette, scooter
sovraffollati che sfrecciano nelle lunghe strade parallele, gruppi di
immigrati dal subcontinente indiano che giocano a carte per strada
allo stesso modo di gruppi di lavoratori che lo fanno dentro l'officina di un falegname. Ma non ci sono solo gli uomini in giro e la
vita si fa in strada: un'anziana signora seduta al centro della
strada con i suoi bellissimi gatti argentati, una donna con fisico
non-da-modella che incurante si affaccia da un balcone in reggiseno
per chiacchierare con altre persone nella piazza sottostante,
venditrici e venditori di gelati, un anziano seduto davanti alla
porta di casa sua —rialzata di vari gradini dalla strada— che
guarda il mondo scorrergli davanti. E poi donne che pranzano nel loro
bar e ragazze e ragazzi e bambine e bambini che chiacchierano, si
muovono, vivono!
A
presto Napoli! Non ho in programma di morire, per cui alla prossima puntata.
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